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Incontri e interviste
20 mai 2010

L’atomica e il suo controllo

Dal 3 al 28 maggio prossimi avrà luogo a New York la conferenza per l’esame del trattato di non proliferazione nucleare. Nel 2005 la stessa conferenza fallì per la mancanza di un consenso tra gli stati. L’obiettivo è di rafforzare il regime di non proliferazione e la verifica di tale regime. Il 12 ed il 13 aprile scorso invece il summit sulla sicurezza nucleare convocato sempre a New York da Barack Obama ha avuto per tema centrale l’adozione di misure volte ad evitare l’appropriazione di tecnologia nucleare da parte dei terroristi.

Si cerca di controllare il traffico di materiale radioattivo nel mondo. Ci sono stati dei tentativi da parte di integralisti islamici legati ad Al-Qaida ma sono falliti o perchè sono stati sventati in tempo o perchè erano truffe ai loro danni. E’ comunque da temere di più uno Stato canaglia dotato di armi atomiche e della capacità di proiettarle piuttosto di un gruppo sconnesso di islamisti. Pur non riuscendo ad avere una bomba atomica vera e propria e tantomeno la capacità di lanciarla, questi gruppi, tuttavia, costituiscono una minaccia in ogni caso.

L’esplosione di un ordigno cosiddetto “sporco” che combini l’esplosivo convenzionale ad una quantità pur minima materiale radioattivo per uso medico e di facile reperibilità è stato più volte ipotizzato. Del resto un attentato di questo genere che potrebbe contaminare un isolato avrebbe conseguenze psicologiche devastanti. Il panico creerebbe forse più danni dell’attentato stesso e il potere dei terroristi sarebbe sopravvalutato, cosa questa di fondamentale successo per questi gruppuscoli.

Le armi atomiche capaci di polverizzare una città di medie dimensioni restano dominio esclusivo di alcuni Stati. Nel disarmo nucleare la relazione russo-americana continua ad essere cruciale? Ancora per diversi anni la Russia e gli Stati Uniti saranno detentori di almeno il 90% dell’armamento nucleare mondiale. Tuttavia, non è più una relazione fondante del sistema di relazioni internazionali. La differenza di potenza economica (nel 2008, il PIL russo era di circa il 10% di quello americano), diplomatica e militare rende difficile l’azione comune sulla scena mondiale.

E’ chiaro poi che un sistema multilaterale con un numero di stati in corsa per l’arma atomica è da guardare con angoscia. Questo scenario catastrofico d’instabilità strategica può essere all’origine di una deflagrazione nucleare accidentale oppure che si ricorra all’uso dell’arma atomica durante un conflitto tra Stati. Come visto sopra poi, lo spettro di una fuga di tecnologia e di materiale radioattivo nelle mani di terroristi è reale. In questo modo la dissuasione nucleare cioè il controllo di queste armi da parte di attori razionali motivati dal timore condiviso che un conflitto porterebbe ad una reciproca distruzione (M.A.D. Mutual Assured Destruction) non s’applicherebbe più. E’ ovvio che se il numero di stati dotati di armi nucleari aumenta, la pace internazionale è più fragile. Attenzione però a confondere il disarmo nucleare con la pace e la sicurezza. “L’eliminazione delle armi nucleari non sarà decisa in funzione di visioni per quanto generose, ambiziose e necessarie esse siano, essa avrà luogo quando le condizioni politiche e di sicurezza lo permetteranno”, - ha dichiarato il Segretario generale del Quai d’Orsay, Pierre Sellal, di fronte ai militanti del movimento anti-armi atomiche Global Zero, riuniti a Parigi nel febbraio scorso (Le Monde, Bilan géostrategique 2010).

E’ da dimostrare che l’assenza di armi nucleari sia una ragione di pace e stabilità. Sono lontani i tempi della guerra fredda, detta così proprio perchè mai un colpo fu sparato tra le due superpotenze. La contrapposizione ideologica s’è risolta. L’arma atomica non solo è uno strumento di deterrenza ad un attacco con armi convenzionali ma continua ad essere un segno della potenza di uno stato, una sorta di “status symbol” da mostrare nelle parate. Regimi repressiva e chiusi come l’Iran e la Corea del Nord trovano la forza interna da questo show-off balistico che però nel caso della Corea del Nord ha dato luogo a flop grotteschi; nel caso dell’Iran invece a fotomontaggi e ritocchi delle fotografia dei test di lancio per mostrare più missili di quanti in realtà non ci fossero.

La stessa logica di mostrare i muscoli c’era durante la guerra fredda e ha stimolato i test nucleari delle due superpotenze di allora. C’era la gara a chi faceva il botto più forte. Nel 1961 l’URSS fece scoppiare in un test la “Tsar Bomba” da 100 megaton. Capace di causare ustioni di terzo grado a 100 Km di distanza dall’epicentro. Nella zona dell’epicentro ogni edificio era disintegrato. Se si considera che le bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki avevano una potenza di 12,5 megaton, ci si rende conto della capacità distruttiva e terrificante di queste armi. 

Ginevra, 22 aprile 2010

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